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la città dei sassi
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"Chiunque veda Matera non può che restare colpito tanto è espressiva e toccante per la sua dolente bellezza"
Carlo Levi
"Delle città dove sono stato, Matera è quella che mi sorride di più, quella che vedo meglio ancora, attraverso un velo di poesia e di malinconia"
Giovanni Pascoli
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Matera è una città di collina della regione Basilicata, seconda Provincia dopo Potenza, al confine con la Puglia.
Matera, che oggi conta quasi 60 mila abitanti, è ricca di storia e tradizioni: questi luoghi custodiscono i segni della storia sin dalle origini dell'umanità , quindi, arrivare in questo luogo e scoprirlo, significa ripercorrere il viaggio dell'uomo nel corso del tempo.
LA STORIA
Il nome della città è di origine incerta e varie sono le ipotesi: alcuni ritengono che derivi dal MET(APONTO) ed ERA(CLEA), vale a dire che sarebbe stata fondata dopo che i coloni greci si ritirarono sulle colline, in seguito alla conquista romana delle città della Magna Grecia; altri si rifanno al nome di Metello, console romano nel 90 a.C., probabile fondatore della città e per questo sarebbe stata chiamata Meteola nell'antichità classica. Altri ancora fanno riferimento alla parola latina materia o materies ( legname, ovvero zona ricca di boschi), per il fatto che il territorio fosse stato in passato ricco di vegetazione. Qualcuno, invece, ritiene che il nome derivi dal termine greco meteoron, ovvero una città che dall'alto appariva come un cielo stellato o, ancora, da mataiolos che in greco significa tutto vuoto..Insomma l'ipotesi più accreditata però sarebbe quella che riconduce al termine meta o mata, che significa 'mucchio, altura sassosa, cumulo' e quindi di qui il nome Sassi.
Sul territorio materano e precisamente sulla Murgia, sono stati rinvenuti reperti archeologici di frequentazione umana che risalgono al Paleolitico, quando l'uomo nomade si rifugiava nelle grotte naturali per ripararsi dal freddo. Nel Neolitico sono notevoli i villaggi trincerati, con i buchi per pali delle capanne e la ceramica, cosiddetta di Serra d'Alto, che testimoniano come fossero importanti questi luoghi sia per l'agricoltura sia per l'allevamento del bestiame.
Nel corso dei millenni, l'uomo ha continuato a dimorare in queste terre che possono apparire inospitali; per primi i Greci della costa ionica stabilirono rapporti commerciali con gli abitanti del villaggio e poi i Romani transitarono esclusivamente alla periferia della città , servita dalla via Appia. Sarà proprio agli albori del Medioevo, che i Longobardi eleggeranno Matera a Castaldato, cingedola di forti e poderose mura, per difendersi dalle continue scorrerie dei saraceni e bizantini, tanto da risultare sui libri di storia come munitissima civitas: l'abitato era circirscritto alla Civita e nei dintorni vi erano i casali. dove dimoravano i pastori e i contadini.
Tra il VII e il XIV sec. si svilupperà , in tutto il territorio, il monachesimo, che porterà monaci dall'Oriente e dall'Europa a scavare monasteri e Chiese, eremi, cappelle di casali, santuari e laure: in questo caso si parla di “architettura in negativo” e affreschi bizantineggianti di grande importanza. Come esempio di questo fenomeno nel territorio, è la cosiddetta 'Cripta del Peccato Originale' che risale all'VIII sec. e chiamata anche la 'Cappella Sistina' delle Chiese rupestri, proprio per la presenza di eccezionali affreschi.
Solo con i Normanni ci sarà , per la città , un periodo di relativa tranquillità , che durò fino all'epoca federiciana, poi le lotte per il dominio dei territori, porteranno Matera a far parte del ducato di Benevento prima, e poi, della Terra d'Otranto (fino al 1663). In questi secoli, la città si svilupperà dal nucleo della Civita, fortificato dalle torri e castello normanno, fuori dalla cinta muraria, quindi alle due vallette prospicienti la Gravina, che diventeranno i caratteristici rioni Sassi, con le case costruite della borghesia e quelle in parte scavate del popolo ( le caratteristiche case-grotta). Il grande fermento edilizio fu favorito dalla rinascita delle attività produttive, a seguito dell'arrivo dei monaci benedettini; Nel 1270 si inaugurò la Cattedrale, in stile romanico pugliese, fortemente voluta dall'Arcivescovo Andrea.
Matera già del 1133 era stata assegnata al Patrimonio regio, restandovi fino al 1497, quando gli Aragonesi la cedettero al conte Giancarlo Tramontano, che fu ucciso dal popolo, sollevatosi contro il feudatario la notte di Natale del 1514: i nobili dovettero pagare e ricevere l'indulto dal re di Napoli, per riscattare la città ribelle. Resta, a ricordare il dominio del conte, il cosiddetto “Castello Tramontano”, in realtà tre torrioni, simili al Maschio Angioino di Napoli.
Nel XVI secolo l'incremento demografico dette ai Sassi la configurazione che in linea generale appare ai nostri giorni. Questo periodo è stato importante anche per il fatto che operarono nella città di Matera maestri scultori, il cui capostipite fu Altobello Persio, ma quasi tutti gli esponenti di questa famiglia lasciarono in loco, nelle chiese materane, una traccia della loro arte. Proprio nella metà del Seicento, Matera viene distaccata dalla Terra d'Otranto e viene eletta a capoluogo della Basilicata, più precisamente a Sede della regia Udienza della Basilicata. Infatti, in questo periodo, la città produsse un nuovo impulso culturale ed architettonico, estendendosi sul cosiddetto Piano con la costruzione di Palazzo Lanfranchi, sede del seminario, e del rione Case Nuove, per gli addetti a questo Istituto e per i funzionari di passaggio, e ad arricchirsi di opere architettoniche barocche: le maestranze cambieranno la facciata o l'interno di molte chiese preesistenti, come la chiesa di San Francesco d'Assisi e la Cattedrale (esterno romanico – pugliese, interno barocco e rococò). Sarà d'altronde questo il momento in cui i nobili e i borghesi materani cominciarono a ristrutturare i palazzi nei Sassi, a costruire altrove o a ribaltare gli ingressi dai Sassi al Piano: fu da allora che iniziò a crearsi la cesura tra la parte alta della città e la parte bassa. Infatti, gli interventi edilizi del XIX secolo riguarderanno solo il Piano, dove la soppressione dei monasteri e l'indemaniamento dei loro beni servirono per ridistribuire in questi ambienti servizi e uffici. Nei Sassi la situazione degli abitanti continuava a peggiorare e sarà solo nel 1902 che cominciò a delinearsi il problema del risanamento di questa parte della città .
Giuseppe Bonaparte trasferì a Potenza le competenze di Matera, che, fino ad allora, era stata capoluogo della Basilicata; nel 1927 Matera diventa capoluogo di Provincia.
Questa città fu la prima ad insorgere contro i nazisti nel settembre del 1943 e, per questa eroica impresa, ha ricevuto la medaglia d'argento al valore militare.
Grazie al medico e pittore Carlo Levi, che denuncerà la situazione del popolo materano nel libro “Cristo si è fermato ad Eboli”, il Governo interverrà con la legge speciale 619 del 1952, voluta dal Governo De Gasperi, porterà le persone, che vivevano in condizioni di povertà e senza servizi igienici nei Sassi, divenuti il simbolo della vergogna nazionale, in abitazioni costruite, con l'intervento di grandi architetti degli anni '50 del secolo scorso, Piccinnato e Quaroni.
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I RIONI SASSI
Segue, quindi, un periodo di rinascita della città , fino a diventare, negli anni ottanta e novanta, uno dei poli mondiali di aziende come Natuzzi (Divani&Divani), Calia e Nicoletti che producono salotti e divani, anche se purtroppo negli ultimi anni la crescita di queste aziende è calata moltissimo per la concorrenza dei mercati asiatici. Quindi, l'economia della città si basa prevalentemente sull'agricoltura e importante è la prduzione nel territorio di cereali, per cui famosa è la produzione della pasta di grano duro ( fino al 2006 vi era lo stabilimento della Barilla) e il pane di Matera di semola di grano duro, che è diventato marchio DOC e viene lavorato secondo l'antica tradizione. Sul territorio sono presenti comunque alcune piccole industrie, ma purtoppo il trend negativo di questa economia è dovuto anche alla mancanza di una rete stradale che la colleghi meglio alle autostrade e delle Ferrovie dello Stato. Per cui negli ultimi anni è diventato di grande rilevanza per l'economia della città investire nel turismo, che porterà sicuramente ad una rinascita economica e demografica della realtà locale.
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All'interno di uno scudo, sotto una corona a forma di torre, vi è un bue con in bocca delle spighe di grano. Sul Bue è presente una M che designa la lettera iniziale del nome della città ; sulle corna del bue campeggia una corona gigliata degli Angioini.Avvolgono lo stemma due rami, uno di quercia l'altro di alloro, legati insieme da un nastro su cui si legge: 'Bos lassus firmius figit pedem', ovvero 'Il bue stanco preme il suo piede più forte' e questa è una caratteristica del popolo materano.
TRADIZIONI
- La Festa della Madonna della Bruna
Tra le tradizioni più interessanti della città è la Festa della Madonna della Bruna, che si svolge il 2 luglio di ogni anno e per i materani è un evento davvero eccezionale. La Leggenda tramanda che un contadino materano, in una giornata estiva, mentre tornava sul carro, dalla campagna alla città , vide lungo il tragitto una donna bella e gentile, che gli chiedeva di poter andare con lui a Matera. Il contadino acconsentì e, arrivati alla periferia della città , la donna gli domandò di poter scendere e ordinò al contadino di comunicare alle autorità religiose e amministrative, che era arrivata e che voleva essere accolta con tutti gli onori. Le autorità , dopo aver acoltato il racconto del contadino, si recarono nel posto che era stato indicato per l'incontro, ma invece di esserci la donna, trovarono la statua della Madonna della Bruna. In realtà , l'icona della Madonna che è custodita in Cattedrale (come la statua XVIII secolo), risale agli inizi del Duecento ed è di origine bizantina, anzi si racconta che sia stata portata dalle monache che vennero da Accondalla Palestina per rinfocolare la fede dei Materani per volere dell'Arcivescovo Andrea.
La festa, nei primi tempi, si celebrava in un giorno non definito dell'anno, invece, dal 1389 con la visita di Papa Urbano VI, che era stato vescovo di Matera e lui stesso devoto alla Madonna della Bruna, fissò la data dell'evento al 2 luglio, facendola coincidere con il giorno della Visitazione, proprio allora istituita dalla Chiesa.
La festa inizia prestissimo, precisamente all'alba con la "processione dei pastori" dopo la Messa in Cattedrale, che porta in giro nelle vie principali della città , il Quadro della Madonna della Bruna (che si racconta che sia stato trovato sotto un'albero proprio da alcuni pastori). A mezzogiorno vi è un'altra processione: la statua della Madonna e del Bambino, accompagnati dalla autorità religiose e civili e scortati dai Cavalieri in costumi caratteristici e fastosi, vengono portati dalla Cattedrale alla periferia della città , ovvero nel quartiere popolare di Piccianello. Nel tardo pomeriggio, dopo la Messa, la Madonna e il Bambino sono messi su un Carro in cartapesta, lungo sei e alto quattro metri, ricco di decorazioni come le figure sgargianti e fastose (ogni anno vi è un tema religioso diverso deciso dal Vescovo). Quindi, inizia all'imbrunire la marcia lenta del Carro e della processione verso la città . Una volta guinto sulla Cattedrale, sulla piccola piazza, vengono fatti tre giri e la Madonna e il Bambino vengono portati nel Duono e, in seguito, il Carro scortato dai Cavalieri, inizia a guadagnare la strada verso Piazza Vittorio Veneto, dove una gran folla attede di vedere lo strazzo del Carro. Infatti, questo non solo viene distrutto dai giovani della città e i pezzi vengono portati in trofeo e tenuti come ricordo dell'impresa, ma anche come augurio di prosperità e benessere. Secondo una leggenda, la distruzione del carro è da riferirsi ad un evento particolare, ovvero al momento in cui i Saraceni volevano appropriarsi della statua della Madonna e i Materani fecero trovare solo il Carro, così i crudeli conquistatori non trovando la statua, per vendetta lo distrussero e i cittadini lo riproposero ancora più bello l'anno seguente. Comunque, il rito della costruzione e distruzione del carro rientra certamente nella concezione della vita dei contadini e il fatto di conservare i pezzi del Carro, denotavano la grande devozione e la necessità di un agurio per un miglior raccolto dell'anno seguente.
La festa si conclude con i fuochi pirotecnici sulla Murgia, che illuminano i Sassi creando uno scenario notturno incantevole ed affascinante.
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