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 L'AMBIENTE E IL TERRITORIO
La Basilicata si estende su una superficie di circa 10000 kilometri quadrati, ripartiti in 100 comuni in provincia di Potenza e 31 in quella di Matera. Il territorio regionale è montuoso e collinare e solo l'8% è pianeggiante, con forti differenziazioni tra le due province: quella potentina è soprattutto montuosa e collinare, la provincia di Matera è soprattutto collinare e pianeggiante. La popolazione è di circa 600000 abitanti, con una densità di popolazione di 60 abitanti per kilometro quadrato, la più bassa d'Italia dopo la Valle d'Aosta.
 LA MORFOLOGIA
Il paesaggio della Basilicata presenta aspetti morfologici assai vari, infatti, ad occidente vi è un'ampia zona montuosa, formata dalla catena montuosa dell'Appennino lucano: queste dorsali sono costituite da una successione di coltri di coprimento, formate da rocce sedimentarie che hanno subito fenomeni di trasporto e sollevamento tettonico, durante l'orogenesi terziaria. La Fossa Bradanica, invece, caratterizza il versante orientale, che risulta essere costituita da depositi clastici plioquaternari. Nella parte estrema orientale della Basilicata, verso la Puglia, si riscontrano le calcareniti della Murgia materana e a sud-est si estende la pianura metapontina, risultato dei depositi alluvionali dei fiumi che sfociano nel Mar Ionio.
Il versante tirrenico lucano è attraversato dal fiume Noce, che si trova vicino Maratea, e verso il Pollino, scorre il fiume Mercure che versa le sue acque nel Lao in Calabria. Attraverso i torrenti Platano e Melangro, la Basilicata manda le sue acque al Tanagro, affluente del fiume Sele. Il versante del Vulture-melfese arricchisce di acque il fiume Ofanto, l'Aufidus del poeta Orazio. Il versante più ricco di fiumi è sicuramente quello ionico, dove scorrono i fiumi Bradano, Basento, Cavone, Agri e Sinni: questi corsi d'acqua sono alimentati da un fitto reticolo di torrenti che scorrono su terreni facilmente erodibili e depositano a valle una grande quantità di depositi alluvionali, dando origine ad alvei molto larghi e con modeste pendenze. Proprio la presenza di questi fiumi ha dato modo all'uomo di utilizzare l'acqua per le colture e per usi potabili, sbarrando con le dighe i corsi e creando delle oasi di notevole importanza naturalistica, come la Diga di San Giuliano nei pressi di Matera, quella del Pertusillo sull'Agri e Camastra. Altri bacini d'acqua di notevole interesse naturalistico sono  i Laghi di Monticchio di origine vulcanica, immersi in una rigogliosa vegetazione, nella quale spicca per il colore bianco, ovvero una struttura monastica benedettina dedicata a San Michele. Sul monte Sirino, nei pressi di Lauria, si trova il piccolo lago Laudemio, importante poichè è di origine glaciale e più a sud d'Europa; poi a quota inferiore, si trova il Lago Sirino, vicino il comune di Nemoli. Il territorio lucano, proprio per le caratteristiche del sottosuolo, è ricco di acque sorgive e molte vengono utilizzate per l'imbottigliamento di acque minerali. A Latronico, alle falde del monte Alpi, la presenza di acque sulfuree alimentano due impianti termali.Â
 IL CLIMA
Il clima della Basilicata è tipicamente mediterraneo, con una notevole piovosità nei mesi invernali e scarsa invece nei mesi estivi, anche se in effetti le condizioni meteoriche sono condizionate dalla posizione geografica della regione, con l'influenza dei tre mari -Adriatico, Tirreno e Ionio - e dall'orografia complessa. Per esempio, in alcune zone interne del materano la piovosità è veramente a livelli di clima desertico, mentre nell'area lagonegrese la piovosità ha medie annui superiori a 200 mm, quindi tra le zone più piovose della Penisola.
 LA FLORA E LA FAUNA
La Basilicata, per le caratteristiche delineate sopra,  ha una varietà paesaggistica davvero unica e anche la ricchezza vegetale notevole. La bassa costa ionica presenta una vegetazione tipica delle zone sabbiose mediterranee: sulla battigia si trova l'eringio marittimo spinoso, il giglio di mare con i bellissimi fiori bianchi e l'amogila arenaria. A ridosso della duna costiera vi sono arbusti sempreverdi di lentisco, mirto, ginepro; nella fascia retrodunale sono presenti l'eucalipto e pinete di pini. Vicino Policoro, alla foce del fiume Sinni si estende la riserva naturale di Bosco Pantano, importante perchè è l'ultimo lembo di bosco planiziario e prezioso residuo di formazioni forestali d'alto fusto,non toccato dalle bonifiche perpetuate nel territorio per la coltura di diversi prodotti. Nella riserva di Bosco Pantano sono presenti liane che vegetano il pioppo bianco, frassino, ontano, olmo e salici; popolano questa riserva uccelli d'ambiente acquatico ( airone cenerino, gallinella d'acqua, falco di palude), dunale ( gabbiano comune e reale, corriere piccolo) e boschivo (pendolino, cicciarella, capinera, usignolo); lungo i canali si trova una importante presenza della testuggine d'acqua, mentre sulla spiaggia la tartaruga marina.Â
Nell'area dei Calanchi, uno dei più suggestivi della Basilicata, descritti e dipinti da Carlo Levi, dove dominano i terreni di formazione argillosa erosi dalle acque, l'assenza quasi di vegetazione deliea un paesaggio lunare e brullo. Invece, l'area collinare e montuosa, che caratterizza gran parte della regione, è ruìicca di vegetazione arborea, ovvero formazioni forestali di querce, latifoglie, e dove il terreno è più acido si trovano boschi di castagno,  destinati alla produzione del frutto e del legname. I boschi in realtà nel corso del tempo sono stati ridotti per necessità di coltivare i campi, ma sono rimasti degli esempi di grande interesse come il bosco di Gallipoli-Cognato vicino Accettura, di Cupulicchio vicino Albano di Lucania, di castel Lagopesole, di Rifreddo nei pressi di Pignola, la Foresta di Noepoli e il Malboschetto di Latronico. A quote più alte sono presenti formazioni di faggio e cerro e oltre i 1300 metri vi sono le faggete sul monte Sirino, Vulturino e Arioso. Nel Bosco Iannace di Terranova del Pollino il faggio cede il posto all'abete bianco. Oltre i 1800 metri, residuo delle foreste di conifere è la presenza del pino loricato sul massiccio del Pollino.
La Basilicata è una regione ricca anche di specie animali di grande importanza, si pensi che alcuni sono un patrimonio per il territorio: il lupo la lontra, il gatto selvatico, l'istrice, il tasso, il gufo reale, l'aquila reale.
Il Nibbio reale, il cui nome scientifico è Milvus milvus, ha un'apertura alare compresa tra i 150 e i 180 cm. Si riconosce facilmente in volo, anche a distanza, per la forma della coda che è biforcuta. La specie è in declino in Europa ed è distribuita soprattutto nel Sud Italia e nelle isole; in Basilicata si trova la popolazione più consistente con circa 150 coppie. Il nibbio reale si nutre di animali morti, rifiuti e piccole prede, infatti, lo si può avvistare mentre perlustra le strade in cerca di animali, vittime delle auto e nelle discariche in cerca di rifiuti, come dire, il rapace è poco esigente in fatto di cibo.
Il Capovaccaio ha un'apertura alare compresa tra i 155 e i 10 cm e il suo nome scientifico è Neophron percnopterus, ma è anche noto con il nome di "Avvoltoio degli Egizi" per il fatto che veniva adorato da questo antico popolo ed è stato persino raffigurato nei geroglifici. E' riconoscibile per il piumaggio bianco e nero e la faccia gialla. Questa specie è in diminuzione in tutta l'Europa e in Italia è a rischio di estinzione, tanto che ne rimangono solo poche coppie nidificanti in Basilicata, Calabria e Sicilia. Il Capovaccaio si ciba soprattutto di animali morti e di placente, che si procura seguendo gli animali al pascolo, ecco il motivo per cui il suo nome è 'capo-vaccaio'.
Il Falco grillaio. il cui nome scientifico è Falco naumanni, ha un'apertura alare compresa tra i 60 e i 70 cm. Si tratta di un rapace migratore che ogni anno in primavera si sposta dall'Africa, dove trascorre l'inverno, all' Europa occidentale e orientale, ovvero in Italia e in Russia, dove si riproduce. Il 25% della popolazioe europea di questo falco vive nel Sud Italia e principalmente in Basilicata e Puglia, dove nidificano circa 3000 coppie. A Matera vi è una delle colonie più importanti e numerose del falco grillaio: sono circa 2000 individui. Ma anche a Montescaglioso si trova un'altra importante colonia di circa 100 falchi. Il Grillaio si ciba di insetti, in particolare cavallette e grilli. Nella caccia questo falco è una specie gregaria: durante le operazioni di aratura dei campi e di bruciatura delle stoppie si possono osservare i grillai che seguono il trattore o sorvolano il fronte del fuoco, per catturare così gli insetti che diventano loro prede.
Il Lanario, ovvero Falco biarmicus, ha un'apertura alare compresa tra i 90 ed i 115 cm, ha il dorso di colore bruno-grigio, le parti inferiori chiare barrate di scuro ed il capo rossiccio. In Europa la specie è diffusa solo in Italia e nei Balcani. Il lanario nidifica nelle cavità delle pareti rocciose e si ciba sorpattutto di piccoli uccelli, catturati in volo con picchiate acrobatiche.
 UN PO' DI STORIA
Le testimonianze umane sul territorio sono attestate fin dalla Preistoria ad Atella e sulla Murgia di Matera, mentre il Neolitico è documentato nel territorio di Lavello e di Matera.
Già nel XIII-XII secolo a. C. i commercianti micenei fondarono degli emporion, dove sorgerà la colonia di Metaponto e nei pressi dell'attuale Scanzano Ionico (località Termitito), ma sarà nell'VIII e VII secolo che i coloni greci verranno, sulle rotte dei loro avi, nel territorio abitato dagli Enotri, a fondare le colonie sulla costa ionica, tra Taranto e la Sicilia. Infatti, nel 640-630 circa sarà fondata dai coloni achei Metaponto, tra i fiumi Badano e Basento e Siris, invece, sarà fondata sulla spnda destra del fiume Agri, rasa al suolo nel 575-530 e al suo posto verrà fondata nel 433 Heraclea. Queste colonie furono molto importanti per la cultura che influenzò anche gli abitanti della parte più interna della Basilicata, tanto che si sono ritrovati corredi funerari e ceramica di notevole fattura.Â
I Lucani ne V secolo si insediano nelle zone più inerne della Basilicata e poi si spingeranno verso la costa e quindi attaccheranno le colonie greche poichè i guerrieri erano alla ricerca di nuove terre da coltivare. Roma inizia nel IV-III secolo la conquista dei territori del Sud Italia e, infatti, nel 291 a.C. Venusia ( la città del poeta Orazio) è la prima colonia romana, in territorio lucano; in seguito verrà fondata anche Grumentum e si costruirà la via Erculia che congiunge questa a Venusia.
Intanto, con la minaccia dei Lucani e dei Romani, le colonie chiederanno aiuto per mantenere la loro indipendenza chiederanno aiuto nel 281 a Pirro, re dell'Epiro, che invierà le sue truppe a sostegno delle città della Magna Grecia e alla coalizione, contro i Romani, si uniranno anche Italioti, Apuli, Bruzi, Lucani e Sanniti. La battaglia campale tra Pirro e il console P.Valerio Levino avvenne sulle rive del fiume Sinni, vicino Eraclea (luglio 280), dove vinse il re epirota, che aveva utilizzato gli elefanti contro il nemico. Dopo alterne vicende, Pirro si ritirò a Taranto e fu mandato a Roma l'oratore Cinea, per avviare trattative di pace, che fallirono; l'epirota accolse l'appello dei sicelioti, per cui i Romani, durante la sua assenza, ne approfittarono trionfando sui Lucani, Tarantini, Sanniti e Bruzi, provocando la defezione di Eraclea, che ne trasse condizioni favorevoli per l'alleanza. Pirro, una volta tornato in Italia, con l'insistenza dei suoi alleati, fu sconfitto a Maluentum, che da allora divenne Beneventum (268). Nel 272, dopo un'altra ribellione di Taranto e delle città alleate come Metaponto, i Romani dettarono le condizioni di pace: le città diventarono socie di Roma, conservando l'autonomia politica e il diritto di battere moneta, ma dovevano fornire a Roma contingenti navali. I Lucani dovettero fornire truppe ai Romani: nel 266 a. C. si conclude la conquista romana dell'intero Meridione d'Italia, che fu romanizzato solo nel corso del tempo (dopo la guerra annibalica).
Con la fondazione di Brindisium nel 244 a.C., Roma tagliò fuori dalle rotte con il Mediterraneo Taranto, tale da provocare nelle popolazioni indigene che vi gravitavano intorno, una grave crisi, venedo meno un riferimento politico-culturale. Nella città spartana crescevano gli scontenti e acquistava credito il partito della guerra, quindi Roma decise di porre nella città un presidio militare. Proprio in questa situazione di crisi delle diverse influenze di dominio sul territorio magno-greco, si pone l'arrivo di Annibale, che progettava di sfruttare a suo favore il malcontento delle colonie ostili a Roma (213). Ma Q. Fabio Massimo riuscì a riconquistare Taranto e, di seguito, tutte le città che si erano ribellate, imponendo la condizione di foederatae: così, con la fine della Seconda Guerra punica, si conclude la storia autonoma delle città della Magna Grecia e delle popolazioni italiche dell'Italia meridionale: acquisiranno le istituzioni, i costumi e la lingua di Roma.
Sotto l'impero di Augusto, la Lucania viene divisa in due e accorpata all'Apulia, la Regio II e al Brutium, Regio III; solo alla fine del III secolo d.C., Diocleziano la accorperà solo al Brutium. Con la decandenza dell'Impero Romano d'Occidente, la regione torna nel completo isolamento che ne distrugge l'economia. Si arriva al Medioevo, quando tra il VII e IX secolo, i Longobardi annettono la Lucania al Ducato di Benevento, escludendone i territori bizantini del materano, che furono annessi solo tra l'VIII e il IX secolo. I Bizantini arrivavano in questa terra per sfuggire alle persecuzioni della religione iconoclasta in Oriente e diedero vita così a quel fenomeno delle Chiese rupestri, che sulla Murgia di Matera trovarono la loro massima espressione.
Intanto, i Saraceni con le loro incursioni costringevano le popolazioni lucane ad arroccarsi sulle montagne e sulle colline. Tra l'XI e il XII secolo i Normanni conquistarono la Lucania Facendone il centro della vita politica italiana: Melfi nel 1059 diventa capitale del Regno nornmanno. Arrivarono poi gli Svevi che insieme agli Angioini si contendevano la Lucania e l'Italia meridionale. Federico II di svevia nel 1231 emana a Melfi le Costitutiones Utriusque Regni Siciliae: una raccolta di leggi che per la modernità e sistematicità viene giustamente ricordata come una tappa fondamentale dell'ordinamento giuridico del regno e non solo. Ritornerà spesso Federico nel Vulture e l'ultimo soggiorno sarà nel 1250, poco prima della sua morte. Proprio questo evento causerà instabilità nel territorio, proprio per le ingerenze del papato contro i baroni ribelli ma sulla situazione riusciranno a vincere gli Angioini che prenderanno il potere sul Regno di Napoli e delle due Sicilie. Inizia così il feudalesimo durante il quale nascono in Lucania molte signorie che gli Angioini cercheranno di contrastare: prprio nel 1485 a Miglionico nel Castello del Malconsiglio si ordisce la "Congiura dei baroni", che fedeli agli Angioini, volevano rovesciare il Regno Aragonese. Tra il XVI e il XVII secolo si consolida il potere borbonico che porterà comunità albanesi in Lucania sia alle pendici del Vulture sia ai piedi del Massiccio del Pollino.
Nel 1663 Matera diventa Capitale della Provincia Lucana del regno di Napoli, ovvero sede della Regia Udienza. Nel 1694 un potente sisma infierisce sulla zona nord-occidentale della Basilicata , Potenza impiegherà quasi un secolo per risollevarsi, ma ciò suggellerà la rinascita a fine XVIII secolo, con la riedificazione della facciata del Duomo, stessa cosa accadrà anche a Melfi dove la Cattedrale sarà ricostruita in barocco. Nel frattempo iniziano le sanguinose ribellioni dei contadini contro i baroni che sfruttano le terre costringendo alla fame il popolo. Nel 1707 l'esercito austrosabaudo occupa la Lucania che con i trattati di Utrecht e Rastadt passa a Carlo VI d'Austria. Con la pace di aquisgrana il potere ritorna ai Borboni. Nel 1732 vengono ritovate nel letto del fiume Salandrella, le tavole bronzee di Heraclea; nella seconda metà del secolo anche la Lucania sarà interessata dal gran tour dei viaggiatori nobili e stranieri, poichè erano attratti dalla vista romantica delle Tavole Palatine. Ma nel 1799 una ribellione di contadini viene repressa duramente con esecuzioni di massa: i Francesi di Murat occupano la terra lucana.
I PARCHI IN BASILICATA
IL PARCO DELLA MURGIA MATERANA
Il Parco Regionale Archeologico Storico Naturale delle Chiese Rupestri del Materano, Patrimonio Mondiale dell'Unesco, è di una ricchezza straordinaria per il paesaggio spettacolare, la natura del luogo, la flora e testimonia il rapporto nel tempo tra uomo e natura: vi sono le grotte frequentate nel Paleolitico, i villaggi trinerati del Neolitico, gli jazzi, masserie, luoghi per la raccolta dell'acqua piovana e il bellissimo strapiombo sulla Gravina, in cui si trovano scavate le oltre 150 Chiese Rupestri.
IL PARCO DELLA GRANCIA E IL CINESPETTACOLO LA STORIA BANDITA
Quello della Grancia è il primo Parco storico rurale ed ambientale in tutta Italia: 12 ettari tra natura e cultura, nel fantastico scenario della foresta della Grancia, nel Comune di Brindisi di Montagna, che si trova a pochi km da Potenza. L'evento più importante si svolge in estate ed è il Cinespettacolo della Grancia: un esempio di teatro popolare sulla storia del bandito lucano Carmine Crocco, in cui partecipano oltre 400 volontari, che danno vita ad uno spettacolo emozionante e unico, dove gli effetti scenici coinvolgono ancora di più il pubblico già affascinato dalla storia in scena. Questa è testimonianza degli eventi che coinvolsero la Basilicata post-unitaria e lo sviluppo del brigantaggio, come fenomeno popolare, che appoggiava il governo spagnolo e la Chiesa, contro i nuovi conquistatori piemontesi.
IL PARCO LETTERARIO CARLO LEVI
Il contributo di Carlo Levi alla Basilicata è stato importantissimo, soprattutto per Matera, Aliano e Grassano. Il Parco è stato istituito proprio ad Aliano, il Paese in Provincia di Matera, dove l'artista ha vissuto maggiormente il periodo del confino e ha scelto di essere seppellito. Si tratta di un viaggio tra i luoghi in cui Carlo Levi ha dipinto e scritto dei suoi personaggi, tra i calanchi, le stradine e i palazzi di Aliano.
IL PARCO LETTERARIO ISABELLA MORRA
Il luogo in cui la poetessa Isabella Morra, di famiglia normanna, è stata uccisa dai fratelli a soli 25 anni, per una presunta relazione con uno spagnolo,  ha dato vita a questo Parco situato nel cuore del Comune di Valsinni, in Provincia di Matera. La poetessa lucana, che fu scoperta da Benedetto Croce, visse nel Cinquecento (1520-1546), nel Castello di Favale (oggi Valisinni), dove ebbe una vita travagliata per l'esilio del padre e delle speranze che le venivano meno, a causa dell'avversa Fortuna. Si formò leggendo poeti classici e Petrarca, compose un Canzoniere di 10 sonetti e 3 canzoni, in cui canta la propria vita e i luoghi dove scorre il fiume Sinni, nella sua solitudine e desiderando la libertà . Nei pressi di Favale, vi era il feudo di Bollita (Nova Siri), amministrato da Antonia Caracciolo e Diego Sandoval de Castro, governatore di Taranto e cultore della poesia petrarcheggiante; tra Isabella e il Governatre vi fu una fitta corrispondenza epistolare, per cui i fratelli della poetessa pensarono ad un tradimento per il dominio di Favale. Insomma, il visitatore viaggerà nel tempo di Iabella, scoprendo i luoghi che hanno ispirato la poetessa lucana, un viaggio nell'anima, come lo definiscono alcuni studiosi.
ARCHEOPARCO DEL BASILEUS
A Baragiano, su una collina dell'entroterra lucano, è situato l'Archeoparco del Basileus: si tratta di un viaggio nella storia e nel mito con l'archeologia, per mezzo di postazioni scenografiche, in un percorso emozionante e trasversale nel tempo per sorprendere, divertire e apprendere con i giochi, situazioni, oggetti. Si tratta di un'affascinante storia di popoli, che hanno abitato nella Basilicata antica, quando oltre 2.500 anni fa, visse e fu sepolto con le armi e i simboli del potere un re dei Peuketiantes.Â
 IL PARCO DI GALLIPOLI COGNATO E DELLE DOLOMITI LUCANE
Il Parco è sito tra i Comuni interni della Basilicata di Accettura, Calciano, Oliveto Lucano che sono in Provincia di Matera e Castelmezzano e Pietrapertosa in Provincia di Potenza: così l'area ha un'estensione di 27027 ettari.In effetti il Parco protegge un territorio regionale che presenta importanti valori naturalistici, storici e etnoantropologici. La foresta di Gallipoli Cognato si estende per 4200 ettari e si mostra come un'ampia macchia verde costituita da molte specie arboree e arbustive, fiori di specie rara e a volte unica natura e ospita numerose specie di mammiferi tra volatili, rettili, insetti anche rari. Il Bosco di Montepiano che è formato da molti esemplari di cerro, macchia mediterranea e residui nuclei di leccio. Questa natura rigogliosa ricopre l'area delle Dolomiti Lucane, caratterizzate da guglie maestose che si elevano maestose verso l'alto: le montagne risalgono a 15 mlioni di anni fa ovvero al Miocene Medio, periodo in cui in fondo al mare si formanrono le arenarie che costituiscono le rocce.Su queste montagne negli anfratti inaccessibili all'uomo fanno i nidi il nibbio reale, il gheppio e il falco pellegrino. Caratterizza il paesaggioanche il torrente Rio di Caperrino, un affluente del fiume Basento che ha scavato una profonda gola e divide Castelmezzano dalla Costa di San Martino che è il gruppo più elevato di montagne.Â
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